Le tensioni geopolitiche dovute al conflitto in Ucraina stanno accendendo il dibattito in diversi Paesi europei sulla reintroduzione della leva obbligatoria estendibile, in alcuni casi, anche alle donne. Il Presidente della Lettonia – Rinkevics – ha suggerito di riapplicare la leva in tutto il Vecchio Continente, aumentando drasticamente le spese militari e ritornando ai livelli della Guerra Fredda.
La Svezia ha già, dal 2007, reintrodotto un modello di leva semi-obbligatorio, ovvero una selezione parziale di giovani (selezionati da una serie di questionari) da arruolare nell’esercito solo se ritenuti idonei per un periodo che va dai 9 ai 12 mesi. Dopodiché per chi non continua la carriera militare possono esserci dei periodici periodi di formazione e aggiornamento che si concludono al compimento dei 47 anni.
A questo modello sta guardando con interesse la Germania, Paese colpito più di ogni altro dalle ricadute della guerra fra Mosca e Kiev, ma il cui Governo appare totalmente disinteressato ad una risoluzione diplomatica del conflitto.
Nella Francia di Macron l’intenzione è quella di alzare i limiti d’età dei riservisti, con fasce differenziate che andranno dai 62 fino ai 72 anni a seconda dei casi.
In Italia l’argomento non è ancora all’ordine del giorno, ma nel Governo sembra esserci un dibattito più che aperto, sollevato da esponenti di Lega e Fratelli d’Italia.
Investire in una difesa comune europea potrebbe rappresentare un passo in avanti decisivo per limitare l’influenza di Washington nel nostro Continente, ma le azioni dell’Unione Europea ed i suoi Stati membri stanno palesando l’unica intenzione di perseguire gli interessi strategici della NATO, in un clima di fanatismo bellicista che a tutto porterà meno che alla Pace e ad un ripristino dei rapporti diplomatici con un partner fondamentale come il Cremlino.