Il Direttore de La Repubblica – Molinari – ha ricevuto una mozione di sfiducia presentata dal Comitato di Redazione del suo quotidiano.
I giornalisti si sono ribellati alla decisione del loro Direttore, che ha ritirato dalla pubblicazione e mandato al macero circa 100.000 copie dell’inserto economico Affari&Finanza a causa di un articolo dove era stato affrontato il tema degli intrecci economici tra Italia e Francia, in particolare riguardo Stellantis – ex FIAT – e la holding della famiglia Agnelli-Elkann – Exor. Quest’ultima è proprietaria del Gruppo Gedi che – a sua volta – è l’editore proprio de La Repubblica.
Il pezzo incriminato è stato cancellato e sostituito da un articolo scritto dal Vice-Direttore del giornale – Galbiati – il quale ha apportato alcune modifiche sostanziali al testo precedente. L’inchiesta si è così magicamente trasformata in una critica al «dirigismo pretestuoso» da parte del Governo, rivendicando l’interesse economico privato delle imprese.
La mozione di sfiducia «denuncia la gravità dei fatti che hanno portato alla censura del servizio» e specifica come il Direttore abbia «la potestà di decidere che cosa venga pubblicato o meno sul giornale, ma non di intervenire a conclusione di un lavoro di ricerca, di verifica dei fatti e di confronto con le fonti da parte di un collega».
Molinari è solo l’ultimo esempio di un giornalismo che, da «Quarto Potere» al servizio dei lettori e dei cittadini, si è trasformato in cane da guardia degli interessi economici e finanziari del proprio editore. L’informazione italiana versa in uno stato preoccupante, i grandi media sono completamente alieni da qualsivoglia libertà d’inchiesta. Affidarsi a progetti editoriali liberi dall’influenza dei grandi capitali e dalla propaganda di Governo è l’unico modo per essere sicuri di ricevere notizie che abbiano come obiettivo quello di informare il cittadino e non di ingannarlo.